GNANCANABUSIA
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Quattro donne si ritrovano attorno ad un tavolo di legno consumato dal tempo, fra le loro mani un lenzuolo bianco. Tra le sue trame, il coro scopre e svela la vita della contadina mantovana Clelia Marchi, di suo marito Anteo Benatti, della gente della loro terra e di tutte le terre sopraffatte: una storia contadina di miseria, di guerra, di diseguaglianza di genere e sociale, ma anche una storia di forza d’animo, memoria e amore. La storia di una vita scritta di notte, lungo molti anni.
Le quattro donne si fanno ora traduttrici, ora portavoce, ora rapsodi di questa memoria e, nel riportarla alla luce, segnano, sporcano, animano il lenzuolo che si tinge e si trasforma: il tessuto comincia a narrare.
Prestando le proprie mani e le proprie voci alla narrazione, il coro si muove sulle orme di azioni circolari e ripetitive: il lavorìo costante in cui Clelia era immersa. Dall’aratura dei campi al roteare frenetico dell’arcolaio, dal mietere e raccogliere al rattoppare indumenti, le scene di vita vera si susseguono sul tavolo, dove materia, oggetti e parola si fanno carico della narrazione e slittano continuamente dall’uno all’altro, accompagnati dal canto. Un canto di lavoro, una nenia, un canto d’amore: la voce si fa sopravvivenza, sopportazione del dolore, catarsi.
Nelle mani delle donne, nelle loro voci e nei loro gesti giace la memoria di un’intera generazione, un oggetto custode di questa memoria, che si fa prezioso tramite per comunicare col mondo in cui viviamo.
CREAZIONE DI Le Mòsine
DI E CON Valentina Alberto, Alessandra Lauriola, Arianna Mazzone, Emma Tramontana.
Sala delle Capriate di Sant'Andrea
Piazza Andrea Mantegna, 1, 46100 Mantova MNTelefono
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